Quando sono venuto a sapere che la band pre-Linkin Park di Chester Bennington si era rimessa in piedi con registrazioni vocali non utilizzate in passato, i dubbi erano tanti ma, prima ‘Amends’ e adesso ‘The Phoenix’ sono la testimonianza che Sean Dowdell e Mace Beyers hanno fatto davvero un eccellente lavoro. Non si tratta di una mera operazione commerciale o di una mossa astuta di un’etichetta discografica che cerca di scavare negli archivi pur di arricchirsi. L’omaggio all’ex frontman è totale, tanto che il suo spirito sembra aleggiare anche quando parte un assolo di chitarra o una base ritmica sfuma nel silenzio, però non si percepiscono mai forzature o soluzioni di cattivo gusto. Al contrario se ‘Amends’ aveva cercato di recuperare l’urgenza del periodo in cui i Grey Daze avrebbero potuto sfruttare l’ondata travolgente della musica crossover e nu-metal americana, ‘The Phoenix’ risulta decisamente più cadenzato ed incentrato sulla bellezza delle parti vocali, con un contorno strumentale a cui hanno contribuito pure Dave Navarro (Jane’s Addiction, Red Hot Chili Peppers) nell’evocativa ‘Holding You’ e Richard Patrick (Filter) nel crescendo melodico di ‘Believe Me’. Un album intimo e personale, che non perde spessore dopo la partenza infuocata di ‘Saturation (Strange Love)’.