Per il sottoscritto il disco pop dell’anno non può essere che questo. Le belle parole che ha avuto per lei Oliver Sykes dei Bring Me The Horizon ed il successo riscosso dal singolo ‘Pretty Girl’ e dal mini ‘Paranoia’ hanno reso l’artista texana più consapevole dei propri mezzi, ma soprattutto ha spinto il management a investire ancora di più in una manciata di canzoni che potrebbero consacrarla a livello internazionale. Sulla bellezza della ragazza non c’è molto da discutere, sul fatto che sappia cantare e scrivere canzoni invece in tanti hanno avuto da ridire e ‘Suckerpunch’ è una prova di forza niente male. In ‘Cages’ la sentiamo affermare “You hate me, but you watch my shit. You say my music sucks, then copy it. I wanna wear the things I wanna wear without your comments in my ear” e questa sorta di pensiero antagonista accompagna un po’ tutte le canzoni, tra frammenti autobiografici, riferimenti a relazioni personali e messaggi agli adolescenti che passano la vita sui social. Il songwriting è impeccabile e la scaletta piena di singoli, con elementi alternative rock e retaggi di Lana Del Rey e Banks che contribuiscono a ricoprire il disco di quella patina commerciale ma intrigante che lo rende un prodotto trasversale. La fine del rapporto con Brandon Arreaga dei Prettymuch, le collaborazioni con Travis Barker dei Blink-182 (‘Friends Go’), siiickbrain (‘Break Me!’) e Kellin Quinn degli Sleeping With Sirens (‘How Could You Do This To Me?’) e l’apparizione in Downfalls High, il film di Machine Gun Kelly, che vede come protagonista la stupenda Sydney Sweeney (Euphoria), hanno scaldato l’attesa nei confronti di questa opera prima ed il resto dovrà farlo la ragazza dal vivo.