Considerato ciò che anno fatto di recente gli Slipknot, poteva esserci più di un dubbio sul nono lavoro in studio degli americani e invece gli autori di ‘As The Palaces Burn’ e ‘Ashes Of The Wake sono tornati nei negozi con un album ricco di spunti interessanti e godibile. Non un capolavoro, ma sicuramente un album contenente quattro-cinque tracce che potranno inserirsi senza fatica nelle prossime setlist del gruppo. A tratti pare di assistere ad un’evoluzione sonora, vedi il cantato pulito e le lead guitar alla Meshuggah di ‘Nevermore’ o la struttura piuttosto sperimentale di ‘Ditch’, mentre in altri frangenti appare evidente un ritorno alle origini, con citazioni plurime dei Pantera dei tempi d’oro e ammiccamenti ai dischi degli anni ‘90. Rispetto a ‘Lamb Of God’, la produzione è più varia e l’ascolto procede con diversi sussulti e pochi cali di tensione, più che altro grazie alla costante carica adrenalinica di Randall Blythe. Manca il singolo da paura, quello che cambia la vita, e manca probabilmente un pezzo per mettere in evidenza le qualità di John Campbell, spesso in secondo piano nel mixaggio voluto da Josh Wilbur, ma i passaggi ludici sono comunque numerosi. Spettacolari ‘Vanishing’, a testimonianza che la coppia formata da Mark Morton e Willie Adler funziona sempre, e ‘III Designs’, caratterizzata da una pulsante vena hardcore-punk. Un baluardo al quale la sezione americana di Nuclear Blast si aggrapperà con tutte le forze rimaste.