Ricordo benissimo quando uscì ‘Oddities’. Era il 1998 e, mentre in America si cercava di recuperare ai danni provocati dal grunge e andavano di moda nuove tendenze come il nu metal, i californiani, abili a rubare il nome ad uno dei più grandi film perduti di sempre, andavano controcorrente, pubblicando la musica più gotica e oscura che si trovasse in circolazione. Sono trascorsi oltre vent’anni e non è cambiato nulla. Sean Brennan rimane un songwriter da paura, in tutti i sensi, e la sua creatura malsana, sebbene idolatrata in qualsiasi zona del mondo, è tuttora una delle gemme più preziose dell’underground. Non so il motivo per cui i London After Midnight non hanno fatto i soldi, sinceramente non me lo spiego, ma di sicuro ascoltare i loro dischi è un piacere immenso. ‘Oddities Too’ gioca con la nostalgia degli anni ‘90, e quindi anche di ‘Selected Scenes From The End Of The World’ e ‘Psycho Magnet’, e propone la versione remixata da David Lawrie del mitico terzo album con l’aggiunta di classici rimaneggiati, alcune tracce inedite degli esordi e la magnifica ‘October’, sei minuti di meraviglia darkwave. Il leader appare in forma strepitosa e ritrovarlo dopo tanto tempo trasmette sul serio la sensazione di essere al cospetto di un vampiro ridestato da un lungo sonno. Scorrendo poi tracce incredibili come ‘I’m No Angel’, la cover di ‘Scary Monsters’ di David Bowie oppure il remix per archi di ‘Sacrifice’ non si può fare a meno di sospirare e rassegnarsi di fronte ad una delle più grandi ingiustizie della storia. Ringrazio il cielo di aver visto dal vivo i London After Midnight a Milano, nel tour promozionale di ‘Violent Acts Of Beauty’, il loro lavoro più industrial, e mi auguro che ognuno di voi abbia la stessa fortuna. “I knew I’d never be the same, come with me and live forever. In October.. nothing’s ever the same. In October… they’ll all remember my name.”