Non appena arrivato il promo in redazione, sono rimasto colpito dall’artwork, decisamente originale e capace di trasmettere un vero senso di deserto. Magari in fase d’intervista chiederemo alla band il significato della farfalla (‘Butterfly Snake’), ma non è questo ciò che conta. Il fatto è che i piacentini hanno immesso sul mercato alcune delle migliori canzoni desert rock degli ultimi tempi, dimostrando che la presenza sul nostro territorio di realtà eccezionali come Le Pietre Dei Giganti e a/Ipaca, oltre ovviamente al culto dei Jennifer Gentle, non è da considerarsi casuale. Il progetto è nato per volontà di Gabriele Finotti, chitarrista, produttore e scrittore (è da poco uscita la raccolta di poesie intitolata “Una seconda vita”), che ricordiamo nei Misfatto (autori quattro anni fa di ‘L’Uomo Dalle 12 Dita’). Al suo fianco troviamo Alex Viti e Gabriele Gnecchi (Kabirya), ma soprattutto Vittoria Ipri, voce superba già apprezzata con i Wanted Ones. Al di là delle referenze, quasi scontate per chi ama il genere, a Motorpsycho, Kyuss e Screaming Trees, i Desert Twelve hanno sviluppato un suono personale che questi sei inediti polverosi, più la rilettura di ‘In The Air Tonight’ di Phil Collins, esibiscono in tutta la sua potenza. Le epiche ‘The Keeper Of The Space Time Cage’ e ‘Mother Simulacrum’ spiccano in una scaletta omogenea, che non presenta cali di tensione e alimenta un desiderio smodato di vedere il gruppo dal vivo.