Anticipato da un viaggio nella città degli angeli, ‘Time’s Arrow’ segna il ritorno degli inglesi a distanza di quattro anni da un omonimo album, molto bello ma che per ovvi motivi non è stato promosso come nelle previsioni. Così l’attesa risposta del gruppo, dopo il lungo silenzio discografico che ha seguito ‘Gravity The Seducer’, non è arrivata forte come ci si sarebbe attesi e come probabilmente il quartetto si sarebbe meritato. Ciò potrebbe avvenire con questa manciata di tracce che ci ricordano quanto sia preziosa l’esperienza synth pop di questi artisti che hanno saputo leggere l’evoluzione della musica elettronica contemporanea più di tanti altri. È vero infatti che la loro proposta poggia su vecchi valori, derive industriali e spigoli shoegaze, ma allo stesso tempo tracce magnifiche come ‘Misery Remember Me’, ‘We Never Went Away’ e ‘The Dreamers’ saranno fonte di grande ispirazione per le realtà moderne. È proprio la produzione, ancora più del songwriting, a lasciare di stucco, considerato anche quanto di interessante è uscito negli ultimi mesi, ed il legame tracciato con gli esordi, inevitabile visto il successo che ha ottenuto ‘Seventeen’ sui social, è bilanciato in maniera perfetta con invettive sperimentali e soluzioni analogiche di stampo dark, che affascinano come se ‘Light & Magic’ non appartenesse ad un’altra generazione. ‘Faces’ e ‘The Night’ sembrano scritte appositamente per essere suonate dal vivo e nel complesso ‘Time’s Arrow’ è portatore di un’estetica, tanto raggiante quanto dark, che non ha subito la minima usura.