Morte, dolore, odio, disperazione, lutto, natura, imperi caduti. Questi i temi trattati dal duo tedesco che negli anni ha saputo costruirsi una vera e propria fortezza nella foresta nera nei pressi di Villingen-Schwenningen e, al riparo da tali mura, si è difeso dagli attacchi sconsiderati di chi reputa il black metal una fede ma in realtà non lo rispetta come si deve. Una fedeltà alle proprie origini che non è mai stata messa in discussione e che ‘Into Sorrow Evermore’ conferma, accompagnando la materia strumentale con una produzione sempre più cruda e viscerale. Immersi nel vuoto, Vespasian e Horaz (ex-Kälte) attirano l'ascoltatore nella loro dolorosa realtà esistenziale, giocano con maschere spaventose dietro alle quali celare identità ancora più spaventose, e pezzi come ‘Truth Under Stars’ e ‘November Monument’ servono a chi si approccia al disco per identitificarsi nel loro verbo ma anche, al contrario, alla band per non perdere in trasportabilità live e ridursi ad un mero progetto da studio. Le influenze di vari sottogeneri metal è evidente in passaggi come ‘Elysian Fields’ e ‘Awakened Beyond Dreams’, che potrebbero allargare ulteriormente la fanbase. Se avete amato ‘Meadows Of Nostalgia’ e ‘When We Are Forgotten’ non rimarrete delusi.