In un periodo storico terribile per la musica, nel quale i ragazzi non comprano e soprattutto non ascoltano più gli album dall’inizio alla fine ma preferiscono perdere il loro tempo tra videogiochi, stupidi video o servizi streaming, i neozelandesi ci regalano un album che invece è bellissimo da ascoltare e che di minuto in minuto svela sfumature sempre differenti e interessanti. Si parla di rock psichedelico, ma le definizioni contano poco quando dietro a etichette come indie rock, garage, r&b o lo-fi si cela un grande songwriting. Per il successore di ‘Sex & Food’, ormai vecchio di cinque anni, il gruppo guidato da Ruban Nelson ha concepito un doppio album, realizzato tra la California e le Isole Hawai, che bilancia molto bene la scorrevolezza dei singoli con le atmosfere più dense e incontaminate di altri passaggi che consentano un narrazione organica. In tal senso ‘Layla’, ‘That Life’ e ‘Weekend Run’ sono brani destinati a diventare dei classici dal vivo ma ‘V’ è molto di più. È un viaggio alla ricerca di nuovi stimoli, di un divertimento che ci è stato negato per almeno due anni e di un connubio tra musica e arte capace di trascendere le regole imposte nel quotidiano (‘Guilty Pleasures’ e ‘Drag’). Un notevole fervore cinematico (‘The Widow’) e una musicalità sorprendente con pezzi come ‘Meshuggah’ e ‘I Killed The Captain Cook’ che segnano un’evoluzione importante rispetto al passato. L’impressione è che gli Unknown Mortal Orchestra abbiano voluto dimostrare di essere ancora in grado di intrattenere e, scorrendo i quattordici episodi in scaletta, ci riescono ancora benissimo.