Una risposta eccentrica e dirompente alla ricerca delle radici rock degli Audrey Horne. Così i norvegesi cercano di distinguersi nella scena internazionale proponendo un alternative rock incalzante e caratterizzato da influenze molto precise. In scaletta si passa da riferimenti a Biffy Clyro, Foo Fighters e Queens Of The Stone Age ad arrangiamenti più elaborati che svelano la passione per gli A Perfect Circle, ma anche per Ghost e The Soundtrack Of Our Lives. Tra riff quadrati e crescendo vocali importanti, il materiale in questione sembra più orientato verso il mercato americano e pezzi come ‘Different One Blood’ e ‘Devious Moves’ sono l’antidoto perfetto per la noia. ‘Another World’ è venata dell’elettronica che piace tanto ai Muse, ‘Machines’ è tagliata in due da un ritmo funk e mette in evidenza la precisione dietro le pelli di Anders Langset mentre ‘Superglue’ e la conclusiva ‘The World’ suonano più introspettive e malinconiche. La produzione è cresciuta rispetto all’esordio e la forza del quartetto guidato da Jon Vegard Næss sta proprio nell’energia contagiosa che accompagna le continue citazioni.