In un periodo storico drammatico in cui il programma del Concerto del 1 Maggio è sempre più prossimo a quello del Festival di San Remo, i circoli sono diventati un luogo dove vedere le partite di calcio e basta e l’arte non sembra far parte della visione politica, queste quindici canzoni offrono una riflessione concreta sulla Resistenza, la pietra angolare sulla quale si fonda la nostra democrazia. La miseria culturale che ci circonda non ci ha ancora tolto la possibilità di cantare e così si spiega questa raccolta, con il desiderio impellente di cantare e sfogare la propria rabbia. Al di là degli illustri ospiti coinvolti nel progetto, l’opera si distingue per la raffinatezza di ogni dettaglio, dalla produzione ai dipinti di Beppe Stasi, dalla cura con cui è stato realizzato il libretto interno al messaggio che Domenico Ferraro e Marco Rovelli (assieme a Theo Teardo in ‘Sbandati’) hanno saputo trasmettere. Si parte con ‘Bella Ciao’, ripresa dagli Yo Yo Mundi con suoni spigolosi e freddi come l’acciaio, e bastano pochi minuti per imbattersi in tre tra le voci cantautoriali più importanti del nostro panorama artistico ovvero Paolo Benvegnù, Serena Altavilla e Cesare Basile. ‘Il Partigiano’ dei Marlene Kuntz, la collaborazione tra Pierpaolo Capovilla e Bologna Violenta e Massimo Zamboni, che ci dona pura poesia con ‘Il Nemico’ sono squarci di luce in un’oscurità sempre più deprimente e la chiusura non spetta ad un artista qualsiasi ma a Vinicio Capossela, appena tornato nei negozi con ‘Tredici Canzoni Urgenti’, che ha voluto al suo fianco Dimitris Mystakidis. Per non dimenticare. E per ricordarlo a chi non sa o fa finta di non sapere.