Premetto che questa è stata una delle recensioni più divertenti da scrivere di tutto l’anno. In redazione arrivano decine e decine di dischi tutti uguali, produzioni superficiali o scopiazzate chissà dove per le quali è complicato tirare fuori anche solo due righe e la situazione non va affatto migliorando rispetto agli anni scorsi. Al contrario sembra proprio che l’appiattimento imposto dai servizi streaming stia dilagando senza più rimedio. In questo caso siamo totalmente all’opposto. Siamo al cospetto di un disco scritto col cuore, cattivo, violentissimo, marcio dentro eppure organico, ricco di spunti tecnici, hardcore, crust, black metal, post-black metal. Chi se ne frega dei generi. Questo è un disco che arriva. Che spacca dall’inizio alla fine. Non oso pensare cosa possa succedere dal vivo quando i Calligram eseguiranno un pezzo come ‘Frantumi In Itinere’, che rappresenta un po’ tutti i motivi per cui un’etichetta lungimirante come Prosthetic Records (Pupil Slicer, Dawn Of Ouroboros, Phobophilic..) li ha inseriti in catalogo. ‘Position | Momentum’ vede Matteo Rizzardo stuprare il microfono a più riprese ed il cantato in italiano è quanto mai insolito visto che parliamo di una formazione residente nel londinese e composta da membri di varie nazioni. Il concept è legato alla fisica quantistica ed all’idea di caos e incertezza, alla teoria di Heisenberg e al desiderio di esplorare l’imprevedibilità della vita così come il caos che si cela dietro l’esistenza. La luce serve soltanto per accrescere il potere letale dell’oscurità di fondo. Scorrendo i pezzi in scaletta, alcune influenze sono palesi (Downfall Of Gaia, Archivist e Fall Of Efrafa) ma quello dei Calligram è un sound unico, febbrile e letale. Un sound che cresce di minuto in minuto, che Russ Russell (Dimmu Borgir, At The Gates) ha saputo modellare in maniera pazzesca, sfruttando la sua lunga esperienza ed un istinto che in pochi possono vantare. Il successore di ‘The Eye Is The First Circle’ si rivela un acquisto obbligatorio per chi ama il metal estremo e non ne vuole sapere di compromessi o sciagurati trend. ‘Eschilo’ e ‘Ostranenie’, esaltata dal drummin’ ossessivo di Ardo Cotones, sono gli altri apici di un ascolto che potrebbe non finire mai.