Una cosa è certa. Quando un disco punk viene dalla California lo si sente subito. Vale lo stesso per il debutto del nuovo gruppo di Ian Shelton dei Regional Justice Center che, dopo aver composto i brani di ‘My Life Is Over’, ha cercato i musicisti giusti per ottenere l’ibrido perfetto tra alternative rock, power pop e hardcore-punk. Il secondo EP, ‘All Roads Lead To The Gun’, è uscito due anni e, ascoltando tracce in rete, era già evidente il valore dei cinque, poi è arrivata ‘Do It Faster’ - “Waste my time, waste my life. As I sit and wait for you. I don't see, when it's up to me. Why I got to be your stooge” - e si è trattato solamente di aspettare la pubblicazione di questo esordio su lunga distanza. ‘Life Under The Gun’ rischia sul serio di fare il botto, non solo grazie al suo potere evocativo ma perché al suo interno non ha mezzo minuto fuori posto. Tutto segue una visione precisa e, assieme a Taylor Young, i Militarie Gun hanno saputo realizzare il classico debutto dove tutto funziona. Senza volere fare paragoni scomodi, e aggiungo stupidi, un po’ come ‘Rage Against The Machine’ o ‘Korn’. Quegli album di debutto dove tutto sembra nuovo, efficace e irreale. Quegli album che sanno scavarti dentro e tirare fuori tutta l’energia repressa da anni di sconfitte e sofferenze. Le melodie sono quelle che negli anni novanta facevano impazzire i college americani, il tiro della batteria ricorda Bad Religion e Pennywise ma quando i ritmi si fanno più intensi e la voce di Shelton diventa più cupa lo spettro di influenze si allarga paurosamente. Il riff portante di ‘Will Logic’ potrebbe essere dei Placebo, mentre ‘Very High’ e ‘Never Fucked Up Once’ sembrano scritte appositamente per scatenare gli adolescenti di oggi. Di sicuro meno ribelli di come eravamo noi e abituati a consumare la musica con i cellulari e non acquistando un cd o un vinile. Il consiglio che invece vi supplico di seguire è di fare vostra una copia di quest’album che suona da dio e regala un crescendo clamoroso di emozioni. ‘My Friends Are Having A Hard Time’ e ‘Think Less’ saranno perfette dal vivo, ‘Return Policy’ e ‘See You Around’ esibiscono una tecnica superiore alla media e la title track, non a caso posta in chiusura, sancisce un dominio assoluto su tutto quello che è uscito negli ultimi mesi in ambito punk. Il basso di Waylon Trim è in costante evidenza e le liriche, supposto che ci sia ancora qualcuno in circolazione interessato a leggerle e comprenderle, fanno leva su vicende autobiografiche e disagio sociale. Se negli uffici della Loma Vista – non certo gli ultimi arrivati visto che lavorano tra gli altri con Korn, Denzel Curry e Rise Against – sapranno promuovere bene ‘Life Under The Gun’ ne vedremo delle belle. Per il momento queste canzoni sapranno tenerci a riparo da quella pistola che ci sentiamo puntata tutti i giorni alle tempie.