Ci sono gruppi che guardano solo all’aspetto economico oppure che scrivono musica solamente per soddisfare il loro ego o i loro gusti e meritano comunque rispetto. Ci sono altri gruppi invece che pensano soltanto ai fan e gli svedesi, col loro quarto album, hanno pensato seriamente solo al proprio pubblico, agli affezionati appassionati di heavy metal che li seguono e supportano fin dagli inizi della loro carriera. Al di là di quanto si possa amare la materia power e speed metal, la band che ha esordito nel 2012 con l’EP ‘Purple Sky’ si è presa ben sei anni per tornare nei negozi, col marchio Fireflash Records (Tailgunner, Holy Moses, Mezzrow..) che non guasta affatto, e lo ha fatto con dodici tracce oneste e scritte col cuore. Le registrazioni del successore di ‘Mastery’ si sono svolte sotto la supervisione di Anders Backelin (Lord Belial), che si è occupato anche del mixaggio assieme al chitarrista Per-Owe Solvelius, e la direzione sonora intrapresa dai Lancer appare decisamente heavy e drammatica (‘Entity’). Il pathos trasmesso dall’ugola di Jack L. Stroem si accompagna ai battiti cardiaci guidati da Pontus Andrén e la copertina realizzata da Dimitar Nikolov (Ross The Boss) descrive bene l’epicità del materiale. Pezzi come ‘Out Of The Sun’, ‘Blind Faith’ o ‘The Grand Masquerade’ non inventano nulla e non hanno nemmeno la pretesa di farlo, ma sono ciò che chiedono i difensori della fede che ancora comprano dischi.