I Royal Blood, una delle realtà più interessanti degli ultimi anni a livello mainstream, sono ritornati e lo hanno fatto con un quarto lavoro che farà sicuramente parlare di sé. Il duo britannico, che ha sempre piazzato ogni disco realizzato al numero uno delle classifiche del proprio paese, ha deciso di autoprodursi per la prima volta in carriera, cercando di dare massima libertà alla sua vena artistica. Ne è venuto fuori un album molto variegato che raccoglie e prende influenze molto sixties. Andiamo con ordine. Chi è legato al classico sound della band troverà pane per i suoi denti con le iniziali “Mountains At Midnight” e “Shiner In The Dark” che sono piene di groove e risultano essere conformi con quanto proposto da anni da questi simpatici ragazzi provenienti da Worthing. Le cose iniziano a cambiare quando si introducono le tastiere e si piomba in atmosfere molto autunnali che riportano indietro con la mente agli ultimi Supergrass o ai Beatles che stanno sempre bene su qualsiasi cosa venga suonata. “Pull Me Trough” è un profondo richiamo alle radici britanniche di un certo tipo di sound che attinge a piene mani dal “White Album”. Ancora meglio, anche se è tremendamente derivativa, si rivela la successiva “The Firing Line” che si erge a ballata senza tempo e dal ritornello efficace. Per chi, invece, cerca pezzi tosti, ma orecchiabili, non ci sono problemi in tal senso. “Triggers” e soprattutto “High Waters” hanno tutto quello che serve per spaccare. Sono i classici brani da heavy rotations per le radio di oltremanica e appaiono ottimi per trascinare il pubblico quando verranno suonati in sede live, situazione dove i signori Thatcher e Kerr si esprimono al meglio. Il disco. che trova anche qualche episodio sinceramente trascurabile come “Tell Me When It’s Too Late”, si conclude ottimamente con l’accoppiata “There Goes My Cool” e “Waves”. La prima è un’altra citazione, più o meno chiara, del John Lennon solista, mentre la seconda è una ballad triste e dimessa che in pochi si sarebbero aspettati. Tirando le somme, “Back To The Water Below” è un disco molto coraggioso. Probabilmente scontenterà i fan della prima ora, ma quasi sicuramente ne farà acquisire alla coppia più famosa degli ultimi anni tanti altri. Di sicuro stiamo parlando di un lavoro divisivo che sarà oggetto di discussione e profonde analisi da parte dei critici.