I cinque anni trascorsi da ‘Viktoria’ sono serviti per assemblare al meglio un ritorno discografico quanto mai oscuro e potente, che rimarca ancora una volta lo strapotere dei Marduk all’interno del movimento black metal svedese. Le celebrazioni per i trent’anni di carriera e la polemica scaturita dal licenziamento del bassista Joel Lindholm, sostituito da Devo Andersson, passano senza dubbio in secondo piano rispetto a queste dieci tracce, che vedono Morgan Håkansson misurarsi su ritmi più veloci e cercare di spazzare via tutto ciò che è uscito in ambito estremo di recente. Al suo fianco troviamo ancora Daniel “Mortuus” Rostén mentre Simon Schilling (Eucharist, ex-Belphegor) ha preso il posto di Fredrik Widigs. Il loro contributo è decisivo perché il “sapore” di Funeral Mist appare evidente negli episodi migliori ed il lavoro dietro le pelli è semplicemente mostruoso. ‘Heart Of The Funeral’ è ‘Coffin Carol’ sono gli apici della scaletta, ‘Year Of The Maggot’ non ha nulla a che fare con gli Slipknot e nella conclusiva ‘As We Are’ è possibile ascoltare alcune frasi proncunciate dal compianto Lars-Göran Petrov (Entombed). Un album suonato, prodotto come si deve e pensato per la dimensione dal vivo, al contrario di altri lavori del passato che puntavano più sulle dichiarazioni altisonanti e sui modelli di carrarmato da collocare in copertina. Una vita trascorsa in nome dell’intransigenza ed adesso la resa dei conti col proprio destino.