È strana la storia di questo disco. Traci Guns aveva scritto per la band in questione tutte le musiche, ma poi aveva fatto un passo indietro, ripensandoci e donando il lavoro fatto ai suoi L.A. Guns. In questo modo aveva lasciato di stucco i suoi compagni, primo tra tutti quel Todd Kerns che oggi passa più tempo in Italia con i suoi splendidi Heroes And Monsters e non in Canada (sua terra natia) e a Las Vegas (città dove vive). Ad ogni modo, Guns non si è perso d’animo e ha riscritto daccapo un nuovo album che oggi vede la luce e prende il nome di “Solsorte” (merlo in danese, nazione in cui il chitarrista passa molto del suo tempo). Fatta questa introduzione, è giusto addentrarsi su quello che è il valore di un platter che paga pesantemente dazio ai grandi gruppi degli anni settanta, in particolar modo ai Led Zeppelin che sono una sorta d’ombra che controlla il trio che suona in maniera ineccepibile. Un brano come “Mine (All Mine)” ricorda nel riff portante “Celebration Day”, salvo poi dipanarsi attraverso intrecci e melodie di primissimo ordine. “Coming In Hot” sembra essere la cugina di “The Crunge”, per il suo carattere funky, mentre “On And On/Over And Over” ha qualcosa di “Baby I’M Gonna Leave You”. Inoltre la voce di un sontuoso Kerns si abbina molto bene a tutto questo tappeto chitarristico, visto che l’immensa ugola di cui dispone ricorda il sig. Robert Plant. Non è l’influenza del “dirigibile” l’unica presenza ingombrante. Ad esempio, ci sono anche citazioni dei Black Sabbath che vengono ricordati nel riff cadenzato di “Unbroken” che si erge a perla assoluta del disco. Il resto è materiale buono, da usare con grande attenzione e pazienza, visto che va ascoltato più volte per poterlo apprezzare con onestà intellettuale. “Worth The Wait” è una ballata di pura classe come la delicata “Better Than This”, “Only Everything” ha nel tiro e nella pesantezza la sua principale dote. “Broken In Two” si caratterizza come altro brano duro in cui i tre ci danno dentro, mentre le conclusive “The Last Song” e “Scram Bloody Murder” sono ciò che ti aspetti da gente come i summenzionati signori, ovvero canzoni solide che non deludono per attitudine e forza melodica. Abbiamo lasciato per ultimo il primo singolo “Shut Up (You Know I Love You”) che, probabilmente, è il pezzo più debole del lotto ed è strano che sia stato scelto come tale e messo quale opener. Sintetizzando il tutto, “Solsorte” è un disco che cresce e ascolto dopo ascolto. Si avverte in modo palese che questo non può essere un semplice side project, ma qualcosa che dovrebbe durare negli anni. Prendete tutto il tempo necessario per apprezzarlo. Quando l’album sarà entrato nella vostra testa, difficilmente ne uscirà più fuori.