Un ritorno che definire atteso sarebbe troppo poco. Lo abbiamo agognato perché avevamo un disperato bisogno di ‘Luce Esatta’. Chi ha avuto la fortuna di “vivere” il rock italiano negli anni novanta conosce bene il valore dei Karma e sa bene quanto abbiano contribuito alla scena i loro primi due dischi. Per qualcuno erano i Pearl Jam italiani, per altri un’alternativa reale e solida alla musica mainstream italiana, cresciuta nei centri sociali e nei locali underground ed improvvisamente esplosa grazie ad una performance dal vivo migliore dell’altra. Dopo ‘Astronotus’, dalle sonorità etniche più marcate, invece tutto svanì. Andrea Viti entrò negli Afterhours, David Moretti si dedicò ad altri progetti, che in seguito lo hanno portato a trasferirsi negli Stati Uniti, e la potenza psichedelica e grunge di pezzi come ‘Lo Stato Delle Cose’, ‘Il Cielo’ e ‘Sabbia’ divenne solo un gran bel ricordo. L’esperienza dei Juan Mordecai e qualche data di reunion hanno finito per alimentare ulteriormente la speranza nei fan, che però hanno dovuto attendere ancora a lungo perché questi dieci brani venissero pubblicati. Adesso però che ‘K3’ è realtà, non possiamo che inchinarci al cospetto di una band capace di stravolgere il concetto di tempo. Il maggiore pregio del disco coincide infatti con una produzione pazzesca e moderna che supporta e completa un songwriting legato a vecchi valori. Pezzi capolavoro come ‘Neri Relitti’ (“la vittoria degli sconfitti che non si rassegnano, di chi si affida alle onde sapendo di poter non arrivare”) e ‘Corda Di Parole’ (“la presa di coscienza di come ciò che era saldo sia diventato in realtà finzione”), oltre a dare la misura della grandezza di David Moretti, fissano gli standard per tutta la scaletta. Una scaletta in cui trovano posto episodi catartici, melodie ataviche e riflessioni spirituali (‘Il Monte Analogo’ ispirata dal fantastico libro di René Daumal), squarci ritmici e disegni armonici di spessore che grazie a David Bonato e Vrec – etichetta tra gli altri di The Elephant Man, Andrea Chimenti e Talèa – sono finalmente a disposizione di tutti. Il disco è stato mixato alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani ed il salto a Seattle, quando usciva la colonna sonora di Singles e dischi come ‘Temple Of The Dog’, ‘Ten’ dei Pearl Jam, ‘Bleach’ e ‘Nevermind’ dei Nirvana e ‘Apple’ dei Mothe Love Bone erano già stati suonati a ripetizione da un’intera generazione, viene garantito. ‘Atlante’ e ‘Eterna’, imperdibile chiusura che riassume un po’ tutta la visione della band e si riallaccia proprio al fragore evocativo della suddetta ‘Sabbia’, sono altri apici ma è complicato individuare soltanto alcuni frammenti di un’opera epica, solenne, fuori categoria per tutti. Ancora oggi, se pensiamo alla scena rock italiana facciamo riferimento a formazioni degli anni ottanta e novanta, icone che non hanno smarrito la loro presa sul pubblico e musicisti che hanno fatto la storia. I Karma spiccano su tutti. Lo facevano allora e lo fanno ancora e quando parte il riff di ‘Goliath’, al termine di una intro alla Sigur Rós e di un delicato arpeggio, sfido chiunque a non perdere completamente il controllo.