Il progetto solista in studio del polistrumentista, compositore e produttore scozzese Joe Acheson giunge al suo apice assoluto con dieci figure sperimentali che si muovono liberamente dalla musica ambient al jazz. Il titolo dell’album è preso da questo verso di Fernando Pessoa: “Nessuno si stanca di sognare, perché sognare è dimenticare, e dimenticare non ci pesa, è un sonno senza sogni durante il quale rimaniamo svegli.” Un verso che fa inevitabilmente riflettere sul nostro ruolo nella società, sulle maschere che indossiamo per sopravvivere e sul rapporto con l’arte. Le collaborazioni di ‘To Dream Is To Forget’ si sprecano. Si passa infatti dal violino di Poppy Ackroyd (in “pausa” da un paio di anni) alle parti di batteria di Tim Lane e Jamie Graham, dal violoncello di Rebecca Knight al clarinetto di Jack McNeill. Il tutto è guidato da un direttore visionario e saggio, un vero maestro di cerimonie che a tratti cita l’avanguardia degli anni settanta ed in altri frangenti richiama alla memoria Four Tet o Max Cooper. Il compito viene svolto con disinvoltura, evocando mondi sonori intricati ma espansivi e utilizzando campioni e field recordings, che limitano al minimo la componente digitale dell’opera. ‘Nightfall’ e ‘Broken’ i pezzi da cui vi suggerisco di partire per avvicinarvi gradualmente ad un ascolto non semplice, ma ricco di sorprese. Concludo, sottolineando come ‘To Dream Is To Forget’ potrebbe essere una colonna sonora perfetta per un film o un documentario sulle meravigliose lande scozzesi.