Con il passare degli anni e una release più avvincente dell’altra, la figura di Amalie Bruun, che non dimenticherò mai negli Ex Cops, ha assunto proporzioni epiche, quasi mitologiche. ‘Spine’ non è soltanto un grande album ma un’opera d’arte che permette a chi ne fruisce di addentrarsi in un ambito culturale vastissimo. Non solo musica quindi, ma cultura norrena, spiritualità, addirittura sciamanesimo. Insieme a Randall Dunn, l’artista si è chiusa nei favolosi Sundlaugin Studios di Mosfellsbær (Sigur Rós) per evolvere ulteriormente una produzione basata sugli intrecci tra metal estremo, folk e ambient. La componente cinematica del materiale è elevata, ma d’altra parte lo era pure nel precedente ‘Folkesange’ e pezzi come ‘Like Humans’ e ‘Valkyriernes Sang’ ci lasciano scoprire nuove sfaccettature di un timbro vocale unico. ‘My Blood Is Gold’ potrebbe essere utilizzata come tema per una serie televisiva sui vichinghi, ‘Mothlike’ e ‘Menneskebarn’ sono scritte appositamente per mandare il pubblico fuori testa dal vivo ed infine ‘Devil In The Detail’ sembra il sunto di un approccio compositivo che ha reso Myrkur più oscura e malvagia di tante formazioni black metal che fanno di tutto per apparire truci e intransigenti. A pubblicare ‘Spine’ è Relapse e credo che anche stavolta sia giusto spendere due parole per un’etichetta che ha saputo rendere popolare musica che in qualsiasi altro caso sarebbe stata considerata di nicchia e controversa. Gli appassionati di fumetti potranno godere della presenza della danese all’imminente edizione di Lucca Comics e sarà l’occasione per sperimentare l’efficacia di queste canzoni letali.