La all-female band anglo-maltese, di stanza a Brighton, immette sul mercato un debutto su lunga distanza che evolve, e non poco, i concetti espressi da ‘Liminal’. Il primo punto di forza, indubitabile, coincide con l’avvenenza e la creatività di Leona Farrugia. É più post-punk lei di decine di frontman inglesi che scopiazzano Ian Curtis o Peter Murphy e non sanno nemmeno chi siano The Fall, Cabaret Voltaire e Killing Joke. Il secondo punto di forza coincide invece con l’imprevedibilità del songwriting delle ragazze che, coadiuvate da Tom Hill e Dan Fox, spaziano tra noise e jazz, tra folk e pop, frenando gli impeti quando è il momento di rallentare (‘Heloise’) e puntando sui vocalizzi della cantante quando è il momento di accendere gli entusiasmi (‘Days And Nights’ e ‘The Merchant Of’). ‘unum’ si rivela quindi un disco molto interessante anche se i margini di miglioramento sono evidenti, soprattutto in termini di produzione, e sarà curioso capire in quale direzione si muoveranno le ĠENN, se si faranno sedurre dalle leggi dell’industria musicale, governata da persone di un’ignoranza spaventosa, o proseguiranno a far ardere i cuori di chi non ama le soluzioni commerciali e standard. L’apice arriva verso la fine con ‘The Sister Of’, promossa con un magnifico cortometraggio in bianco e nero girato da Kyrylo Volovych e capace di far perdere totalmente la cognizione spazio-temporale (“as the leaves toss their heads when the night falls, it’s a new sun, it’s a new dawn some will fall some will dance while I lay here and fall”).