A distanza di tre anni da ‘Slow Decay’, il gruppo metalcore originario di Chicopee, Massachusetts, è tornato sul mercato con due dischi che simboleggiano in maniera trionfale, scusate ma non sono riuscito a trovare un termine migliore, la decadenza, il putridume e l’annientamento sociale ed interiore che un po’ tutti abbiamo provato nell’ultimo periodo. ‘Step Into The Light’ è costituito di dieci tracce deathcore minimali, grezze e spaventose. Venti minuti in cui verrete scaraventati più volte a terra dai latrati di Vincent Bennet, unico membro fondatore, portatore di un profondo messaggio di misantropia e nichilismo, che sembra aver ritrovato stabilità con l’aggiunta del chitarristi ritmico Mike Mulholland al fianco del portentoso Devin Shidaker. Jacob Lilly dei Chamber rende ancora più hardcore ‘Chain’ mentre Josef Alfonso dei Sunami alimenta il tasso di adrenalina di ‘Sinkhole’, poco prima delle devastanti ‘Is This Really Happening? e ‘Untended Graves’. L’impatto live è veramente mostruoso, le influenze metalcore vecchio stile sono evidenti in certi frangenti eppure la produzione è moderna e organica. Dopo una lunga assenza i The Acacia Strain avrebbero potuto sfornare una trentina di tracce e riempire le playlist di Spotify per anni. Al contrario hanno asciugato tutte le loro idee, hanno raggiunto l’apice dell’essenzialità ed in questo modo fanno ancora più male. Difficile trovare qualcosa di più heavy, tecnico e violento in circolazione e quanto basta per ribadire ancora una volta la supremazia in un ambiente che ha subito un forte scossone ed è chiamato a ritrovare il ritmo di prima.