Una delle forme di metal estremo più convincenti del momento e una delle uscite più interessanti promosse negli ultimi mesi da Season Of Mist. Gli australiani danno alle stampe un debutto feroce, tecnico e imprevedibile, costruito a partire dalla visione di ‘Śūnyatā’, mini album pubblicato otto anni fa, e cresciuto nel tempo. In line-up troviamo quattro musicisti di grande esperienza e ciò spiega l’efficacia del songwriting ed una produzione che non fa sconti a nessuno. Il guitar work è opera di Ben Boyle (ex-Aphotic Dawn, A Million Dead Birds Laughing, Black Lava) e Benjamin Baret (Ne Obliviscaris) e dietro le pelli picchia come un forsennato Daniel Presland (ex-Ne Obliviscaris, ex-Aphotic Dawn, A Million Dead Birds Laughing, Black Lava). A completare la formazione, da tre anni e mezzo circa, è il bassista Arran McSporran (Cosmitorium, Virvum) e le sue note grasse sono fondamentali nel progressive metal esasperato della band. Le tracce sono state registrate prevalentemente ai Bushido Studios di Melbourne, con qualche aggiunta in Spagna e Francia, ed il mixaggio di Mark Lewis (Fallujah, Monstrosity) è una garanzia. Un sabba infernale, ben descritto nella copertina a cura di Xenoyr e minimamente intaccato dall’assenza di voce, che raggiunge i propri apici in corrispondenza di ‘Labyrinthine Hex’ e ‘Morningstar’