Classic metal impacchettato perché possa apparire attraente anche alle fasce più giovani di pubblico. In queste poche parole di traduce una nuova operazione commerciale, pianificata assieme a Napalm con cui la band ha firmato dopo aver concluso il duraturo rapporto con Nuclear Blast, che porta i tedeschi ad inaugurare un’era tecnologica, senza tradire i valori del passato. ‘Humanoid’ è migliore del precedente ‘Too Mean To Die’ sia in termini di songwriting che di produzione e non faticherà a trovare consensi tra i vecchi fan della band. Wolf Hoffman e Mark Tornillo eseguono il loro compito evitando sbavature o inutili divagazioni. Più difficile sarà convincere i giovani, ma la line-up, completata da qualche anno dal chitarrista Philip Shouse (anche con John Corabi e con i Lucifer dal vivo) e dal bassista Martin Motnik, è solida e pezzi come ‘Humanoid’ e ‘The Reckoning’ sono di grande impatto. Niente di trascendentale e, tanto per intenderci, niente a che vedere con le atmosfere di Ex_Machina o della saga di Matrix, ma una ottima scusa per ascoltare del buon heavy metal d’annata e magari andare a recuperare dagli scaffali dischi immortali come ‘Accept’, ‘Balls To The Wall’ e ‘Roussian Roulette’, quando però al microfono c’era ancora Udo Dirkschneider.