Se qualcuno ha una tremenda nostalgia dei Guns e dei Velvet Revolver, l’antidoto a tutto questo può essere rappresentato dagli scandinavi Velveteen Queen che ci regalano un disco d’esordio che paga dazio in maniera netta alle due band in cui ha militato Slash. La musica che gli svedesi ci regalano è davvero un concentrato di rock sporco e stradaiolo che ci riporta indietro con la mente agli anni d’oro di Los Angeles e alle rivisitazioni successive avute quando Weiland divenne il cantante dei citati Velvet Revolver. Provare per credere si dice in questi casi ed allora basta mettere il cd nel lettore, premere il tasto play e ci si renderà conto che tutto è strettamente collegato. “Trauma”, ad esempio, ci ricorda le composizioni tirate alla “It’s so Easy” o “Nightrain” e, pur essendo molto derivativa, si fa apprezzare per la sua forza esplosiva. “Bad Reputation” è un altro concentrato di forza che fa venire alla mente sempre Axl e compagni. Insomma, ne potremmo citare tanti di pezzi come questi due, ma il risultato non cambierebbe di una virgola. Qualche variante, comunque, non manca e si tratta dei classici lenti che in album come questo non possono scarseggiare. “Dreamer”, con il suo pianoforte laconico, vira verso i Buckcherry più romantici, mentre “Stranger In The Mirror” flirta con le ballad tipiche degli anni novanta con tanto di organo a fare da sottofondo ad una traccia molto riuscita. Per il resto è puro rock n’roll dove non si fanno prigionieri in alcun modo. “Take Me Higher”, “Barrel Of A Gun” e “You Can’t Take This” sono dei veri e propri proiettili che i quattro sparano in faccia agli ascoltatori, consci di essere molto bravi ad imitare, ma anche a sapere scrivere canzoni che possano essere ricordate anche a distanza di anni. Consigliato vivamente a chi avrebbe voluto che l’avventura dei primi Guns e dei Velvet Revolver non si fosse impantanata nelle vicende che, purtroppo, tutti noi conosciamo.