Il featuring di Kevin Martin dei Candlebox è senza ombra di dubbio una carta promozionale importante per il gruppo di Liverpool, ma sarebbe ingiusto limitare il giudizio di questo debutto al solo singolo. Prima di tutto perché gli Attic Theory non sono dei novellini e poi perché la scena alternative rock britannica di recente ha vissuto una fase di declino evidente. In ‘What We Fear The Most’ c’è invece tutto quello che si chiede ad un disco del genere ovvero tante idee, groove in quantità e una voce in grado di lasciare il segno. É proprio Lewis Wright a dominare la scena in pezzi come ‘Tattooed Heart’ e ‘Narrow Lines’ - “Talk me off that ledge, I'll tell you what I fear the most, trapped inside, narrow Lines, I've drawn myself..” -e la connessione con l’ascoltatore è immediata, a dispetto di un impianto lirico piuttosto dark. Anche la nostalgia per gli anni ‘90 appare evidente, soprattutto nella grana di chitarra ed in certe soluzioni ritmiche, e le esplosive ‘Violent Delight’ e ‘Tapestry’ sembrano scritte appositamente in ottica live. Il songwriting scade un po’ nel citazionismo in occasione di ‘Dare To Dream’ e ‘A Brand New Burden’, ma in generale l’approccio dei musicisti è originale e la percezione è quella di una band ambiziosa che sa bene cosa ottenere e come farlo. ‘Million Little Things’, ‘Your Light’ e la conclusiva ‘The Legacy’, impreziosita dalla presenza di Lucy Ellen, mostrano invece una varietà maggiore a livello armonico, a dimostrazione che gli Attic Theory hanno più anime e che la loro musica sfaccettata è già pronta per conquistare i mercati esteri.