Quando escono dischi del genere cerco di mettermi nei panni del discografico o comunque di chi sta sopra ad una band e desidera vendere un prodotto commerciale, di natura artistica e sicuramente di nicchia, ma sempre un prodotto commerciale. Mi pongo quindi la domanda su cosa debba proporre una band technical death senza apparire scontata o scendere a compromessi. Un’eccellente risposta a tale domanda è ‘Omegon’, un disco con cui gli spagnoli si ergono ai livelli di colleghi celebrati come Suffocation, Cryptopsy e Origin, evitando di perdere la peculiarità del proprio sound e di ripetersi. I ritmi del successore di ‘Krighsu’, atteso otto anni, si fanno subito intricati e il nuovo batterista Gabriel Valcázar (ex-Aposento) si mette in luce per duttilità e potenza. Questa è l’unica luce che caratterizza il lavoro perché tutto il resto sembra provenire dagli abissi o ancora meglio da un futuro distopico dove i Fear Factory sono venuti prima di Death o Morbid Angel. ‘Pareidolia Robotica’ e ‘Virtual Teratogenesis’, ma pure la title track che chiude la scaletta mixata da Colin Marston (Gorguts, Baring Teeth), sfidano gli Obscura di ‘A Valediction’ e testano la concorrenza per i mesi a venire.