A tre anni di distanza dal debutto discografico ‘Your Favorites’, gli svedesi hanno saputo compiere un ulteriore passo in avanti, sia in termini di songwriting che di produzione, rendendo il proprio omaggio al rock n’ roll ancora più accessibile e divertente. L’approccio è ironico, le melodie ispirate al soul anni ‘60 ed al doo-wop e il tiro acceso come nei capolavori garage e scandi-rock che tutti conosciamo. L’album è stato completato assieme a Stefan Brändström, in passato a servizio di Satan Takes A Holiday e Märvel, e si incastra perfettamente nel catalogo di The Sign Records, in cui ricordiamo i masterpiece tra gli altri di Lucifer Star Machine, The Riven, Demon Head e Liar Thief Bandit. Per certi versi pare di trovarsi al cospetto del tipico humor americano e invece ‘Electric Jihad’ è tutto il contrario. Il riflesso di ciò che proviamo nei confronti della società in cui viviamo, di una frustrazione fortissima dovuta ad una struttura di potere capitalista che siamo obbligati a prendere seriamente. Proprio per questo ‘Electric Jihad’, immesso sul mercato con l’avvincente artwork a cura di Afshin Piran (Dr. Living Dead!, In Solitude), è speciale. Sai che mezz’ora tornerai ad ascoltare qualcosa di serio e oscuro, ma non puoi trattenerti e la frenesia della title track, di ‘City Girl’ e di ‘Losing Ground’ ti rimane addosso. Non va via con una semplice doccia. Ogni pezzo in scaletta è in grado di fare capolino in qualche playlist importante e catturare l’attenzione delle fasce di pubblico più esperte così come di quelle meno impegnate a farsi una cultura musicale. La speranza è che questa scanzonata realtà nordica possa presto organizzare un tour dalle nostre parti.