Mi perdoneranno i fan degli Epica, fermi all’eccellente ‘Omega’ di tre anni fa, ma ho trovato questo disco maledettamente noioso. Prima di tutto il songwriting di Arjen Lucassen, nome storico della scena progressive con gli sfortunati Ayreon, risulta ormai datato ed in scaletta sono poche le tracce in cui il bilanciamento tra componente operistica e arrangiamento rock o elettronico funziona anche solo in apparenza (l’iniziale ‘Aeterna’ è una di queste però poi passano almeno venti minuti prima che arrivi un spunto interessante). ‘In Love We Rust’ e ‘R.E.D.’ sono di una pochezza imbarazzante e la stessa cantante non sembra trovarsi a proprio agio in un ambito stilistico diverso, per lo più senza una solida base di idee. Il lavoro dietro le pelli dell’ex Dew-Scented Koen Herfst. supportato da Rob Van Der Loo al basso, non è sufficiente a rendere vincenti le dinamiche e lo skip è spesso inevitabile. Inoltre il featuring di Alissa White-Glutz pare forzato, quasi obbligatorio per lanciare il disco sul mercato ma davvero poco sentito. ‘Cradle To The Grave’ non è un brutta canzone, ma è quanto mai scontata e non certo del valore di un singolo. Spero di sbagliarmi eppure la sensazione è che Simone Simons abbia sbagliato tempi e modi per ritagliarsi un po’ di celebrità anche in versione solista. ‘Vermillion’ stona di più proprio perché siamo tutti consapevoli del suo talento.