Dopo una serie innumerevole di album non propriamente memorabili, gli Smashing Pumpkins hanno provato a ritornare a quelle che sono state le loro origini, riprendendo in mano le chitarre e cercando di tirare fuori qualcosa che potesse essere ricordato da qui ai prossimi venti anni. “Aghori Mhori Mei” nei pensieri di Corgan è una sorta di dichiarazione di intenti e un messaggio che vuole lanciare a tutti coloro che fedelmente sono ancora rimasti all’interno della sua navicella spaziale, ovvero “se io voglio so ancora tirare fuori musica che ci riporti indietro ai meravigliosi anni novanta”. È chiaro che alle intenzioni devono seguire i fatti ed è qui che le cose non quadrano in maniera convincente. Detto che nel complesso il disco non è malvagio, quelle che mancano sono le canzoni che possano essere ricordate. Il peccato sta proprio qui, soprattutto se si considera che il deus ex machina, ovvero Billy Corgan, nella sua prima parte di carriera è stato capace di disegnare musica di livello e scrivere brani immortali che tutti ricordiamo con affetto e gratitudine. Oggi, anno del Signore 2024, il sacro fuoco dell’ispirazione pare essere stato spento da ondate d’acqua che hanno letteralmente bagnato la sua ispirazione. Intendiamoci, in questa nuova fatica non tutto è da buttare. “Edin”, “Pentagrams” o “999” risultano delle buone tracce che, magari, gente nata nel 2000 ancora non è in grado di mettere insieme, ma sinceramente sono tutte cose che difficilmente avrebbero trovato spazio nelle b-sides dei tempi d’oro. L’ostinazione con cui Corgan continua a tenere in piedi una macchina così gloriosa è sicuramente encomiabile, ma allo stesso tempo lascia interdetti tutti coloro che di questa autovettura conoscono le origini e le sue prime evoluzioni. Sembra che dopo “Machina/The Machines Of God”, uscito agli albori del nuovo secolo, si sia imboccato un tunnel più lungo di quello del Brennero, dove la luce, ancora oggi, difficilmente si riesce a scorgere. Contenti loro, contenti tutti, ma tirando le somme, e con grande dispiacere, siamo quasi certi che anche questo nuovo disco passerà senza lasciare una traccia tangibile. Peccato, perché a nostro avviso si tratta di un’altra occasione persa.