Ancora interessante la proposta del duo svedese che si muove su territori post rock e metal con l’attitudine tipica di chi considera la produzione musicale una forma elevata di sound design e analisi. Erik Anders Nilsson vive di musica a tutti gli effetti, portando avanti uno studio di registrazione a Täby, mentre Jakob Berglund alla musica ci gira intorno, essendo videomaker e fotografo. Assieme ai collaboratori Anders Carlström (Epilogen), Karl Daniel Lidén (ex-Greenleaf, The Old Wind) e Minna Larsson Heimo hanno proseguito il processo narrativo di ‘The Woods’ sfruttando quasi al massimo la capacità di un compact disc, con sei tracce tagliate a metà da synth spettrali e esaltate da una voce spettacolare. A catturare l’attenzione sono anche gli organi da chiesa che rendono l’atmosfera più spirituale, se non addirittura funebre, e alimentano un incendio melodico di intensità paurosa, in contrasto con una strumentazione minimale e una serie di atmosfere cinematiche e oscure. Nel fitto della foresta è apparentemente facile intravedere similitudini con realtà quali Ulver, Oh Hiroshima e If The Trees Could Talk, ma la personalità di Nilsson e Berglund è fuori discussione e l’ascolto riserva sorprese in continuazione. ‘This Will End In Tears’ e ‘Heathen’ segnano l’evoluzione maggiore rispetto al passato per un gruppo che quando può non disdegna divagazioni nell’industrial e che comunque riesce a distinguersi nel marasma delle uscite di settore, non a caso si è fatta sotto Pelagic Records, per profondità e songwriting. Il loro impero è debole, fragile, ma solo perché nelle fondamenta si cela un’onestà che è difficile riscontrare nelle release di oggi.