Un lupo pronto a sbranarci vivi. Un corpo di donna magnifico, ma soprattutto una voce ammaliante, in grado di trasportare l’anima in un’altra dimensione. Si presenta così la viking war trance dei francesi, che nel giro di qualche mese hanno saputo incuriosire l’intera scena pagan metal, mostrando attitudini simili a Myrkur, Heilung e Wardruna. La danza iniziatica si avvale di poderosi synth e percussioni tribali che si insinuano nella testa mentre ci si domanda se nell’ultimo bicchiere fosse stata versata qualche strana sostanza. Questo è il rituale bellico, alla ricerca dei nostri demoni interiori e dei nostri limiti. Una culla di creazione, che Season Of Mist, come di consueto del resto, ha saputo confezionare nel migliore dei modi e rendere commerciabile senza snaturarne il contenuto e l’epicità. ‘Völva’s Chant’ e ‘Mjölnir’ sono i pezzi che hanno saputo catturare di più il mio interesse ma attenzione a ‘Sir Mannelig’, omaggio ad una antica ballata svedese su una troll pagana che si offre in matrimonio a un giovane cristiano che alla fine rifiuta la proposta e doni generosi. Un ibrido tra alcune cose dei Gåte e le divagazioni nel folklore di Danheim che potrebbe trovare spazio in tante playlist e raccogliere consensi anche in fasce di pubblico non avvezze a certe sonorità. Il contrasto tra il fisico da urlo e l’immagine da bestia feroce di Asrunn accende un ascolto suggerito come sottofondo per innumerevoli partite al gioco di dadi Assassin’s Creed Valhalla Orlog.