La magnifica copertina a cura di Rodney Matthews (Magnum, Avantasia, Scorpions..) introduce l’ascoltatore in un’atmosfera vintage, se vogliamo polverosa eppure mai revivalistica. Il quintetto aveva esordito tre anni fa con l’ottimo ‘A Dream Of Fantasy’, impreziosito tra l’altro dalla presenza di Ken Hensley, e la passione per l’hard rock anni ‘70 è evidente però ci sono tante sfumature in questo disco che rendono l’approccio originale ed affatto banale. Prima di tutto l’organo di Simone Bistaffa, debitore nei confronti dei Deep Purple quanto della tradizione progressive e carico di suggestioni (‘Golem!’ potrebbe essere inclusa senza problemi in una colonna sonora di Fulci o Argento), che si libera in apparente contrasto con i rocciosi riff di Silvano Zago (col bassista Francesco Dalla Riva nei Bullfrog) e lega parecchio gli arrangiamenti tra loro. Decisamente personale anche lo stile vocale di Andrea Vilardo, capace di donare pathos a pezzi come ‘How Tomorrow Feels’ e ‘Born Liars’. L’amore per la musica ed un’era nella quale scrivere e produrre un disco era ancora come dipingere un quadro o realizzare una scultura è stato tradotto in una scaletta solida, registrata da Fabio Serra (Rosenkreutz), e arricchita da ‘Green Eye’, versione ispirata di un brano che gli Uriah Heep hanno inserito come bonus della ristampa di ‘Demons & Wizards’. Una bella realtà di casa nostra, che ci auguriamo possa promuovere nel migliore dei modi questa sorta di camera delle meraviglie, quel luogo perso nella memoria che, più o meno dal XVI al XVIII secolo, dove i collezionisti amavano conservare i propri oggetti rari o comunque di pregio.