La conseguenza di sei anni trascorsi a lenire le ferite della pandemia e riscoprire l’attaccamento ad un genere che hanno contribuito a rendere popolare a livello internazionale. Così il gruppo originario del Massachusetts torna nei negozi con il nono full lenght in carriera, riappropriandosi del proprio sound viscerale e potendo disporre di almeno tre-quattro brani clamorosi, destinati a diventare dei classici dal vivo. Non tutto il successore di ‘Atonement’ si assesta sui medesimi livelli, ma il guitar work di Adam Dutkiewicz e Joel Stroetzel è micidiale, Justin Foley un ossesso dietro le pelli e pezzi come ‘ Abandon Us’ e ‘Forever Aligned’ fanno sul serio credere che il metalcore sia ancora vivo e non seppellito tra deviazioni commerciali o affossamenti creativi. Un paio di riferimenti a ‘Alive Or Just Breathing’, su tutti ‘Broken Glass’, fanno da contrasto ad alcuni groove ritmici più moderni, con Jesse Leach che si diverte come un matto a berciarci sopra e scatenare l’inferno. I Killswitch Engage picchiano ancora duro e già questa è una bella notizia, ‘Discordant Nation’ cita i colossi swedish death mentre ‘Aftermath’ e ‘I Believe’ presentano parti vocali pulite e cercano consensi nelle playlist di settore. In tal senso il logo nuovo appare decisamente più commerciale e anche i teschi in copertina non sono oscuri come qualcuno avrebbe potuto aspettarsi, ma in fondo queste sono le regole del mercato. E quando ‘Requiem’ sfuma nel silenzio si ha la sensazione che il mondo attorno a noi sia sempre più rivedibile.