Ho trovato delle similitudini tra ‘This Consequence’ dei Killswitch Engage e ‘Hymns In Disssonance’ dei Whitechapel e non solo per il fatto che sono stati pubblicati entrambi da Metal Blade o che da un paio di mesi faccio fatica a toglierli dallo stereo. Nel primo caso si parla di metalcore puro mentre nel secondo di un deathcore che definirei contemporaneo, perché rimane ligio agli standard del genere senza apparire smodatamente rivolto alle nuove tendenze. Il ritorno alle radici della formazione originaria del Tennessee è palese, come la scelta di professare un verbo più prossimo ai primi studio album che a lavori come ‘The Valley’ e ‘Kin’. Ciò non significa che Phil Bozeman e soci abbiano compiuto un passo indietro, ma di sicuro pezzi come ‘Diabolic Slumber’ o ‘Mammoth God’ si distaccano molto dall’ultimo materiale pubblicato. Il guitar work è letteralmente insano così come alcune parti di batteria di Ben Harclerode che dal vivo probabilmente verranno esaltate ancora di più con un po’ di mestiere. Non siamo certo al cospetto del capolavoro dei Whitechapel, però la scaletta è davvero solida e le tre chitarre trasmettono un senso di impotenza micidiale. L'album narra la storia di un membro di una setta che sta radunando persone degne per unirsi al suo credo e mi ha ricordato vagamente The Following con Kevin Bacon e James Purefoy (tornato da poco sugli schermi con l’interessante The Veil). ‘A Visceral Retch’ è un omaggio ai Cannibal Corpse mentre ‘Ex Infernis’ e ‘Hate Cult Ritual’ simboleggiano una ferocia che non si è mai affievolita nello scorrere del tempo.