Il progetto Avantasia può essere considerato finito. Ci sta che Tobias Sammet riesca a rinvigorirlo con qualche tour d’eccezione, ma ha ormai smarrito le idee e la solita minestra riproposta di volta in volta ha sul serio stufato. Era inevitabile a distanza di oltre vent’anni dalla prima metal opera e dopo così tanto successo ottenuto in tutto il mondo. A lungo è stato l’impegno principale del leader degli Edguy, fermi a ‘Monuments’ del 2017, che anche stavolta si è circondato di tanti ospiti illustri. Oltre ai vari Michael Kiske (‘The Moorlands At Twilight’), Ronnie Atkins, Bob Catley e Roy Khan in scaletta spiccano le collaborazioni con Geoff Tate (‘Here Be The Dragons’), Tommy Karevik (‘The Witch’) e Kenny Leckremo (‘Against The Wind’). Il motivo di maggiore interesse è proprio sentirli in una veste differente da quella che tutti conosciamo, ma sinceramente non può bastare. A parte il numero catchy iniziale (‘Creepshow’) e qualche spunto sinfonico-teatrale di riguardo, l’album precipita fin da subito in un abisso creativo totale e non basta il mixaggio di Sascha Paeth a salvarlo. La copertina, una delle più anonime del grande Rodney Matthews, era probabilmente da leggere come un segnale di caduta libera. Immagino che per continuare ad organizzare concerti, il prossimo appuntamento in Italia è fissato per aprile, si debba replicare la routine in studio con certa regolarità. L’asticella qualitativa però si è abbassata tantissimo - non un arrangiamento singolare se non quello con Adrienne Cowan dei Seven Spires, e non un chorus che lasci il segno - e ‘Here Be Dragons’ non vale la metà dei capitoli discografici più significativi.