Un avvincente debutto su lunga distanza, sull’etichetta dei Sugar Horse, per questa nuova formazione inglese che viene descritta come un ibrido tra Mazzy Star e Mastodon. L’impatto è con un sound anni ‘90, tagliente, smaliziato e soprattutto decisamente live-oriented. Il fuzz emesso dalla chitarra di Ali Johnson è contagioso e personalmente mi ricordano anche certe cose dei Deftones, con la voce di Katie Oldham (Sit Down) a fare la differenza e creare continui contrasti armonici. La sezione ritmica, formata da Vlad Matveikov ( InTechnicolour) e Ravi Martin, è quanto mai dinamica e, sebbene nel mixaggio venga dato grande impulso alla voce, in costante evidenza. ‘In Ways’ contiene anche alcuni contributi di ex collaboratori della band. Le melodie di ‘Collider’ – promossa in rete col disturbante videoclip di Dave Neale - sono state in parte concepite da Zac Jackson degli El Moono, e Katie le ha adattate per “dare voce” ad una setta governata da una divinità denominata "ritual prophet", con cui gli adepti dialogano attraverso l'uso di sostanze psichedeliche. ‘Limassol’ vede la partecipazione di Mykl Barton dei Sick Joy, mentre Lucy Sheehan dei Projector ha lavorato alle fasi iniziali di ‘Come Apart’, un brano che in fase di presentazione viene definito perfetto come sigla di una serie televisiva. A sorprendere è sicuramente la varietà della scaletta, costruita su solide dinamiche e impreziosita da una voce che andrebbe bene per il rock e il metal così come per lo shoegaze ed il brit pop. ‘Class A Cherry’ e ‘Matador’ sono altri due momenti imperdibili di un’opera prima che potrebbe ottenere un eccellente riscontro al di fuori del mercato anglosassone, anche grazie ad una componente grafica intrigante.