Quello che all’inizio potrebbe apparire come un lavoro destinato a non lasciare segni evidenti della propria comparsa nel territorio sterminato delle pubblicazioni discografiche, ha il potere di crescere costantemente e inesorabilmente con il progredire dell’ascolto e con la ripetizione dello stesso, sino a rivelarsi e a svelarsi in una costruttiva bellezza espressiva, ricca di innato fascino musicale, tanto delicato quanto concreto. Worm Ouroboros nascono per volontà della bassista e cantante Lorraine Rath (con un passato in The Gault e Amber Asylum, quindi sinonimo di garanzia), che ha scelto di assemblare un trio, con il supporto di Jessica Way alla chitarra e voce e Justin Green alla batteria, al fine di creare suoni e canti che hanno un non so che di magico e misterioso. Come avventurarsi in un bosco al cui interno si pensa di trovare “semplici” creature a noi note e scoprire un mondo straordinario, in quanto fuori dall’ordinario. Un susseguirsi di immagini frutto della fantasia e ricche di colori che si trasformano in note e che si sviluppano secondo linee guida, che affondano le radici nel metal (potrebbe essere una sorta di art doom etereo), si abbeverano alla fonte del sapere post rock da camera, palesano un approccio sicuramente avantgarde, iterano in contesti sognanti le teorie drone e collocano in scenari acustici il cosiddetto dark ambient. Ma, soprattutto, il gruppo di San Francisco dimostra di possedere una disarmante naturalezza nel descrivere soundscape immacolati, atmosferici, colmi di un mood sottilmente irrequieto e dove il rimescolarsi di sentimenti umani produce ripetute intersezioni di forme sonore diverse, che si ritrovano in una condizione di perfetto e costante equilibrio.