'Painful Detour' vale più di qualunque 'Devil's Orchard' e, senza insinuare che l'allievo abbia superato il maestro, i Leprous colpiscono dove gli Opeth vanno clamorosamente a vuoto. Un disco prog d'avanguardia, originale, fresco, complesso e profondo. Che va al di là del virtuosismo fine a se stesso, confine di 'Heritage' che intrappola i suoi stessi interpreti, e sa stupire più per il contenuto che per la sua confezione, comunque notevole - e già che parliamo di involucri, genuflettiamoci tutti assieme, per cortesia, innanzi all'eccezionale cover art by Jeff Jordan, che da sola vale l'acquisto dell'album. Cinque lebbrosi norvegesi, dei pazzi scatenati, provando a raccogliere l'eredità di 'Annus Domini: High Definition' si profondono nello sforzo di trascinare il genere verso nuovi livelli. L'impresa riesce in larga parte, penalizzata unicamente da tracce-tributo ancorate agli obsoleti stilemi dei primi Pain Of Salvation ed 'A.C.T', come la title track, che non introduce adeguatamente quanto ci aspetta a partire dalla coinvolgente 'Forced Entry'. Curiose le parti glam incastrate in sonorità black metal, i cori da operetta con letali assoli d'archi. 'Queen' à la 'Shining' in salsa di rock sinfonico. Raffinatezze come 'Mb. Indifferentia' e suite come 'Thorn' consentiranno, quindi, a 'Bilateral' di distinguersi in quest'annata musicale quanto l'arcano maggiore de' Il Folle in un mazzo di tarocchi.