1. Mein Herz Brennt 2. Links 2-3-4 3. Sonne 4. Ich Will 5. Feurer Frei 6. Mutter 7. Spieluhr 8. Zwitter 9. Rein Raus 10. Adios 11. Nebel
Songs
1. Mein Herz Brennt 2. Links 2-3-4 3. Sonne 4. Ich Will 5. Feurer Frei 6. Mutter 7. Spieluhr 8. Zwitter 9. Rein Raus 10. Adios 11. Nebel
La storia si ripete. In fondo i Rammstein hanno fatto notizia dal primo momento e anche ‘Mutter’ il terzo lavoro della band di Berlino, che ha il difficile compito di superare il successo di ‘Herzeleid’ e ‘Sehnsucht’, non passerà certo inosservato. Ma la cosa che ci interessa veramente concerti esplosivi (documentati nel bellissimo ‘Live Aus Berlin’ ora anche in DVD), accuse e processi a parte è la loro musica, uno dei più caratteristici esempi di derivazione dal metal e dall’elettronica che l’ultima generazione abbia saputo proporre. Se Trent Reznor e David Bowie li hanno voluti con loro sulla colonna sonora di ‘Lost Highway’, se i Korn li hanno scelti per il primo Family Values e per remixare ‘Good God’ (come Rob Zombie su ‘American Made Music To Strip By’) è solo perché hanno pochi rivali al mondo nel manipolare a loro piacimento industrial e pop (grazie anche alla strepitosa produzione di Jacob Hellner responsabile del recente cambiamento dei Clawfinger che guarda caso remixano il singolo). La loro facciata, il loro modo di proporsi così oltraggioso e provocatorio, le immagini estratte dai film di Leni Riefensthal nei loro video, la loro goticità estrema piena di riferimenti alla scena BDSM. Tutto fa parte di un immaginario di cose che rendono i Rammstein imperdibili e assolutamente unici e inimitabili (e per questo grandissimi). L’inizio con ‘Mein Herz’, ‘Brennt’ e ‘Spieluhr’ ci sbatte subito in faccia delle chitarre ancora più dire e pesanti ma che sanno anche essere sfacciatamente melodiche al momento di lasciare che i micidiali beats della band possano distruggere definitivamente la nostra corteccia cerebrale in un esaltante delirio post industriale. Rispetto a ‘Sehnsucht’ si intravede un certo spostamento verso coordinate elettro-dark più pesanti e dilatate e un silente ma esplicito tributo al lavoro e alla musica di un genio come Alan Wilder coi Depeche Mode prima (impossibile non ricordare la splendida versione di ‘Stripped’ su ‘Music For The Masses’) e coi Recoil dopo. Dalle prime note il singolo ‘Sonne’ ci ricorda l’appeal commerciale di ‘Du Hast’ e il successo economico che i Rammstein ottengono in tutto il mondo (ricordate la memorabile esibizione all’MTV Europe Awards ?), la cosa ha dell’incredibile visto che le trame industriali abbondano e che cantano in tedesco (la voce teatrale esasperata al massimo di Till Lindemann sa far suonare sexy anche le durissime parlate teutoniche). ‘Links 234’ (scatenerà polemiche a non finire visto che praticamente è il rifacimento metal-elettronico di una marcia nazista) e ‘Feurer Frei’ con i loro inserti elettronici da paura fanno letteralmente saltare per aria e rappresentano qualcosa di indescrivibile nella loro autentica spettacolarità. La track che da il titolo a questo terzo lavoro e ‘Adios’ dimostrano invece un passo avanti notevole nel processo compositivo con influenze che si rifanno anche al pop elettronico dei nostri giorni. Alla fine dei conti ‘Mutter’ è l’ennesima prova che i Rammstein non sono una band come le altre, si possono amare o odiare ma la loro musica vola come una freccia di fuoco, si conficca nel cuore e sopratutto rimane...