Incurante dell'andamento positivo o negativo del thrash lo storico gruppo californiano continua a rilasciare capolavori in serie placando la sua ira compositiva solamente al cospetto di problemi di salute o di stabilità della line-up. Il successore di 'The Formation Of Damnation' conferma la rinnovata armonia tra Eric Peterson e Alex Skolnick con quest'ultimo capace di ergersi ai pazzeschi livelli di 'The Ritual'. Quel disco tanto controverso e mal digerito dalla fazione più intransigente dei fans rappresentò una frattura con il passato eppure la limpidezza di tali assoli di chitarra viene riproposta in un contesto ritmico non troppo dissimile da quello di 'The Gathering'. L'aggressività bestiale di 'Rise Up' e 'Native Blood' riflette uno spirito guerriero immutato e chi aveva criticato il disco precedente evidenziando l'eccessivo utilizzo di trigger e chitarre compresse non potrà che rimanere in silenzio perchè la pulizia esecutiva è all'ordine del giorno ed ogni singolo strumento emerge nel mixaggio. La title track e 'True American Hate' si inseriscono nell'immaginario sonoro sussistente tra Slayer e Machine Head, Chuck Billy non ha smarrito la foga di un tempo e Andy Sneap si dimostra ancora una volta un valore aggiunto. Per sostituire dietro le pelli Paul Bostaph sono stati chiamati prima Chris Adler dei Lamb Of God e poi Gene Hoglan in fuga dai Fear Factory con riflessi positivi su tutto il platter. 'Cold Embrace' riporta alla mente la versione che ci regalarono i Pantera di 'Planet Caravan' dei Black Sabbath mentre 'Man Kills Mankind' pare uscita da 'Endgame' dei Megadeth. Imperdibile pure la reprise di 'Powerslave' degli Iron Maiden presente nella limited edition che chiunque appassionato di metal dovrà fare propria.