Un tentativo di rinnovamento andato male oppure un grido di rassegnazione nato dalla triste constatazione che una certa tipologia di pubblico non esiste più. In entrambi i casi il successore di 'Darkly, Darkly, Venus Aversa' lascia abbastanza interdetti. Un po' perché da un chitarrista come Paul Allender non ci saremmo attesi chitarre tanto mosce e riff incapaci di elevarsi dal livello della sufficienza. Un po' perché la nostra memoria è ancora impregnata di quell'odio e quella sensazionale lucidità che illuminavano le prime release dei Cradle Of Filth. Dopo avere sperato di tornare ai fasti degli anni novanta gli inglesi hanno pubblicato un disco sinfonico non completamente riuscito e deciso di allontanarsi dagli standard del black metal proponendo una manciata di canzoni maggiormente orientate su territori gothic e atmosferici. Il problema è che la scaletta è di una prevedibilità ben più terrificante del trucco e dei marchingegni utilizzati da Dani Filth per incutere timore sugli adolescenti. L'unica traccia davvero interessante è 'Huge Onyx Wings Behind Despair' ma è dispersa nel nulla. Il frontman le prova tutte per trasmettere epicità alle liriche ma non credo sia sufficiente per permettere alla band di muoversi in una sfera di azione più ampia rispetto al passato. 'Illicitus' e 'Succumb To This' sono riletture moderne delle ambientazioni lugubri di 'Midian' mentre i due strumentali ed alcune orchestrazioni difendono la credibilità del recente 'Midnight In The Labyrinth'. Vediamo quale sarà la reazione al primo singolo 'For Your Vulgar Delectation' anche se dubito che ci saranno sorprese.