La sensazione è che sia dal vivo che in studio la band della Georgia vivrà sempre di alti e bassi. Difficile che colga il successo con il sesto album anche se probabilmente si tratta dello sforzo compositivo più importante in carriera. I tre anni trascorsi da 'Meridional' sono stati sfruttati per curare nei dettagli ogni particolare e regalare spessore anche al più insignificante stacco ritmico. 'Wrongdoers' non implica filler di nessun tipo, è compatto, massivo, devastante nelle accelerazioni e melodico quanto basta per non annoiare dopo pochi minuti. Cory Brandan Putman e Chris John Day si dividono la scena garantendo solidità e mostrando ferocia inaudita ma anche razionalità nel discernere il momento giusto di attaccare. Nonostante l'ingresso di tre nuovi membri la formazione è compatta come se suonasse insieme da sempre ed il contributo alla console di Joshua Barber non è inferiore alle attese. 'If You Got It At Five, You Got It At Fifty' sembra una versione aggiornata del suono angolare di 'O God, The Aftermath' ed i fans di lunga data verranno spazzati via dalle micidiali 'Sword In Mouth, Fire Eyes' e 'The Lash Whistled Like A Singing Wind'. Nemmeno loro si sarebbero probabilmente aspettati una chiusura epica e dilatata come quella di 'Sun Dies, Blood Moon' che conferma l'efficacia del nuovo corso.