Il riscontro ottenuto da 'Modern Ruin' ha calamitato nuova attenzione su una delle realtà più singolari della scena ebm e di conseguenza gli svedesi erano chiamati a ripetersi in un momento non certo semplice per il genere e per l'industria musicale in generale. La dipartita di Daniel Myer, che ha preferito dedicarsi a progetti personali come Haujobb e Destroid, non ha comportato un drastico calo creativo se non un appesantimento ulteriore delle atmosfere. I suoni di 'Leaving Babylon' sono spesso oscuri e claustrofobici in aperto contrasto con le parti vocali di Eskil Simonsson che si adattano ad esplorazioni spaziali illuminate dalla tipica luce bianca che vediamo nei film. Un lavoro in studio introspettivo che conferma il talento di Joakim Montelius, affiancato nello specifico da Daniel Jonasson dei Dupont. 'Thy Kingdom Come' è la classica citazione di 'Europa' che non può mancare in un album dei Covenant. Per il resto la scaletta è meno prevedibile di quello che si possa credere inizialmente e 'Last Dance', 'I Walk Slow' ma anche 'Ignorance & Bliss' e la conclusiva 'Not To Be Here' sono episodi che trascineranno qualunque appassionato di synth pop. A tratti si ha la sensazione che 'Leaving Babylon' sia una versione aggiornata di 'Northern Light', soprattutto a livello di produzione, ma in definitiva non dispiace affatto. L'edizione limitata contiene un libretto speciale ed una suite intitolata 'Jag Är Fullständigt Tung' con i testi e la voce della poetessa Helena Österlund.