Poca luce. Quanto basta per distinguere le ombre dalle mura tutto attorno. Un microfono sperduto in mezzo allo spazio indefinito e la calda voce di Kim Ljung a spezzare la monotonia del silenzio. Chi possiede nella mente il ricordo della sua fulgida esperienza nei Seigmen non potrà che abbandonarsi dolcemente alle note di questo doppio album capace di svelarci i segreti di una delle grandi voci di questo pianeta che non hanno ancora raggiunto la notorietà che si meritano. I retaggi di un passato che apparteneva ancora alle terre scandinave e a quei suoni indimenticati si appropriano di canzoni come "Rituals" e "Twirl", frammenti rarefatti e malinconici di qualcosa che sembra sempre svanire ma infine non scomparirà mai. The Other Side Of All Things rende merito ad un artista che non si vergogna di mostrare il suo lato di mestizia e suadente intimità senza peraltro cercare a tutti i costi il singolo o soluzioni commerciali scontate. Niente di tutto questo, "Ljungblut" è chiaramente un progetto nato per liberare nell"aria quel materiale che via via si è accumulato in tanti anni di carriera e in fase di produzione si è cercato di dare un taglio più omogeneo possibile regalando a pezzi come "Leitmotif" e "Goodbye For Real" un fantastico tocco di scarna lucidità che le rende magiche. Influences For A New Album invece si ricollega maggiormente al presente di Ljung negli Zeromancer e "Glow" e "Song To Liz" si distinguono facilmente come due perle oscure in un mare di angoscianti richiami angelici. In fondo è nelle atmosfere più soffuse e decadenti che spesso si cela la grazia più solenne..