-Core
Silent Shout
The Knife
Rabid
Pubblicato il 30/03/2006 da Fabrizio Marsilli
Songs
01 – Silent Shout
02 – Neverland
03 – The Captain
04 – We Share Our Mother’s Health
05 – Na Na Na
06 – Marble House
07 – Like A Pen
08 – From Off To On
09 – Forest Families
10 – One Hit
11 – Still Light
Songs
01 – Silent Shout
02 – Neverland
03 – The Captain
04 – We Share Our Mother’s Health
05 – Na Na Na
06 – Marble House
07 – Like A Pen
08 – From Off To On
09 – Forest Families
10 – One Hit
11 – Still Light
Rimasti un po’ nell’ombra anche dopo il loro secondo album ‘Deep Cuts’, prigionieri di una sorta di ‘snobismo’ politico-culturale, il duo svedese formato dai fratelli Karin e Olof Dreijer, è uscito dall’anonimato proprio grazie alla cover di una loro canzone, ‘Heartbeat’, realizzata da José Gonzalez e utilizzata per pubblicizzare il prodotto di una nota multinazionale: la spinta necessaria per portare a compimento l’ultimo lavoro, ‘Silent Shout’, iniziato già nel 2004. Un disco difficilmente descrivibile, in quanto risultato di pura sperimentazione e continua ricerca tra l’electro-pop melodico, il dark e la techno, il tutto rielaborato al computer: elemento, quest’ultimo, di ostacolo a performance live. Del resto, i due ragazzi di Stoccolma non amano esibirsi in pubblico (addirittura inviarono due amici travestiti da gorilla a ritirare il Grammy Award), e tantomeno mostrare i loro volti: ulteriore scelta politica, questa, che risuona in una delle ultime canzoni, ‘Forest Family’ (‘..they said we have a communist in the family / I had to wear a mask’). Da sempre musicisti politicanti, in quest’ultima fatica, non hanno esagerato con la loro usuale propaganda ideologica, limitandosi ad un energico inno femminista in “Na Na Na” e rinchiudendosi in un criptico ermetismo negli altri testi, tanto che lo stesso Olaf dichiara di non capire nemmeno lui le canzoni scritte dalla sorella. Perché qui non è la parola, ma la musica a dettar legge: addirittura le voci vengono talmente distorte da diventare esse stesse puro suono. La title track, da sola riesce a descrivere perfettamente la linea innovativa della band. Un brano che ricrea un’atmosfera sacrale, ipnotica, su sonorità molto vicine alla techno che ricorrono anche in ‘Marble House’. ‘Like A Pen’ dà l’impressione d’essere più che altro un riempitivo di più di sei minuti firmato Bjork mentre ‘From Off To On’ ricorda un po’ troppo i Royksopp. L‘inquietante ‘One Hit’ sembra venire direttamente dalle fucine di una nave fantasma di pirati dotati di sintetizzatori: cantilena martellante con cupe voci distorte in perfetto stile ‘Esorcista’. L’album nel suo insieme, emana quasi un’aura d’antica religiosità pagana, tra echi, rimandi ed ipnotici ritmi cantilenanti, nella terra di nessuno tra tecnologia e spiritualità, tra vibrante passione e freddo distacco, tra gioia esultante e triste malinconia: è un disco che affascina e rapisce sin dal primo ascolto, ma che, per poter essere compreso come merita, necessita di essere sentito e risentito al fine di travalicare quella complessità artificiale dovuta ai vari (forse eccessivi) effetti digitali.
The Knife
From Svezia

Discography
The Knife (2001)
Deep Cuts (2003)
Silent Shout (2006)
Tomorrow, In A Year (2010)
Shaking The Habitual (2013)