1. Red Flags And Long Nights 2. These Things 3. I Don't Wanna Fall In Love 4. Out Of Control 5. Monologue 6. Broken Promises For Broken Hearts 7. Sister 8. Disconnect 9. Us 10. Someone Must Get Hurt 11. Tear You Apart 12. She Loves Me, She Loves Me Not
Songs
1. Red Flags And Long Nights 2. These Things 3. I Don't Wanna Fall In Love 4. Out Of Control 5. Monologue 6. Broken Promises For Broken Hearts 7. Sister 8. Disconnect 9. Us 10. Someone Must Get Hurt 11. Tear You Apart 12. She Loves Me, She Loves Me Not
È quando la musica ti colpisce come una frustata sulla schiena obbligandoti a trattenere il fiato per interminabili secondi, quando il tempo perde il suo senso, quando il ricordo ti rapisce in un’estatica esaltazione davanti ad uno stereo vibrante sonorità che credevi ormai del tutto note, che ti rendi conto di essere in presenza finalmente di qualcosa che vale sul serio. L’interesse viene da subito suscitato dall’enigmatica figura sulla copertina e dall’intrigante nome del gruppo. Nulla in ogni caso sembrerebbe far presagire i contenuti e la qualità musicale dell’opera (tra new wave e post punk), cosicché, avviando la riproduzione, la sorpresa si raddoppia. Sembra di ascoltare l’ultima insuperabile parola della scena musicale inglese di fine anni ‘70 - inizio ‘80. E invece il cd che sta girando è il disco di debutto di Justin Warfield e Adam Bravin (noto come Adam12), due dj di Los Angeles. ‘Red Flags And Long Nights’ ci introduce alla loro musica con un Ian Curtis tornato per finire quello che aveva appena cominciato. La magia continua con ‘These Things’ e non viene interrotta nemmeno dalla più frizzante ‘I Don’t Wanna Fall In Love’. Al loro interno on sono presenti solo gli “inimitabili di Manchester” o i giri di chitarra e i sintetizzatori tanto cari agli Interpol: ci sono anche i Bauhaus, i The Cure, i primi New Order e i migliori Depeche Mode vecchio stile. ‘Out Of Control’, potrebbe essere infatti cantata proprio da un giovane Dave Gahan, così come ‘Monologue’. Con l’altro singolo ‘Sister’ tornano i toni ossessivi e le tematiche sofferte degli impareggiabili Joy Division mentre nell’ultima traccia ‘She Loves Me, She Loves Me Not’ possiede un retrogusto maniacale-paranoico sin dal titolo. Chi li accusa di essere unicamente degli epigoni privi di una propria originalità (giungendo a definirli una copia degli Interpol, malgrado gli arrangiamenti richiamino maggiormente i The Faint), probabilmente non ha prestato sufficiente attenzione a questo album che acquista completa dignità nell’unità della sua struttura: un’analisi delle dinamiche nei rapporti interpersonali tra uomo e donna. Si passa quindi dall’innamoramento all’ossessione, dall’inizio alla fine della storia d’amore per cadere nuovamente nell’ossessione. Un lavoro veramente notevole che, malgrado gli evidenti legami con un retroterra tanto imponente, riesce a far emergere indiscutibilmente la propria carica innovativa, distinguendosi nettamente sull’orizzonte di un panorama musicale affollato da miriadi di minuscole stelle cadenti tanto rumorose quanto evanescenti.