Doom psichedelico a livelli disumani per questa formazione originaria di Philadelphia che discerne parti heavy e ipnotiche in misura identica. Un viaggio in sei tappe con l'attenzione per la sezione strumentale che viene distolta solo a tratti dalla voce luciferina di Jillian Taylor che mi ha fatto scorrere nella mente decenni di b-movies erotici o horror. Il suo sguardo è costantemente rivolto, ossessivo e provocante, all'ascoltatore che dopo pochi minuti finisce per sentirsi braccato ed il turbine di colori che si genera squadrando con gli occhi lo splendido artwork di Adam Burke è solo un accenno del vortice sonoro nel quale verrete scaraventati con 'Valley Of The Snake'. L'organo di Sean Hur si erge solenne nell'aere come se Jon Lord fosse ancora vivo e si fosse appassionato di scenari lugubri e strani miscugli di pastiglie. La prima comparsa sul mercato dei Ruby The Hatchet risale a quattro anni fa con un ep omonimo a cui è seguito l'esordio su lunga distanza intitolato 'Ouroboros'. In realtà la curiosità attorno alla band è aumentata quando Metal Hammer ha inserito nella sua compilation la ferale 'Wicked Ones' e da quel momento la crescita è stata proporzionale alle attese. Prima un altro ep, 'The Eliminator', che ha fatto trasecolare i fans di Royal Thunder e Uncle Acid & The Deadbeats e adesso un nuovo full lenght da perderci completamente la testa. 'Heavy Blanket' e 'Tomorrow Never Comes' mettono in evidenza le qualità della cantante e la trasportabilità dal vivo di questo occult rock da sballo. 'Unholy Behemoth' richiama alla memoria Witch Mountain e Joy allorchè 'Vast Acid' sembra dedicata agli autori del pazzesco 'Mind Control'. Non è certo un caso che un'etichetta colta come la Tee Pee Records – nel suo catalogo ricordiamo tra gli altri Karma To Burn, NAMM, The Shrine e Truckfighters – li abbia messi sotto contratto senza indugi. Altre influenze come Blue Cheer, Black Sabbath e Cream emergeranno lentamente ma faranno anche presto ad evaporare considerata la personalità dei membri. Il guitar work di Johnny Scarbs è stellare, tanto che alla Svart staranno già pensando come clonarlo ed inserirlo in chissà quanti progetti estremi, mentre in Mike Parise un batterista selvaggio come Owen Stewart ha trovato il suo complemento ideale. La sulfurea 'Demons' e la title track posta in chiusura sono infine la sublimazione dei concetti espressi in precedenza. La polvere cade dagli scaffali ed il volume è sempre più alto.