Diciotto anni di attività non sono certo pochi ed in tutto questo tempo gli svedesi hanno infiammato i palchi di mezzo mondo non perdendo mai l'occasione di dimostrare la propria bravura in sede live. In studio invece non sono sempre stati impeccabili ma a porre rimedio esce un full lenght che si candida a release dell'anno per tutti gli appassionati di sleaze metal e fondamentalmente riassume tutti i capitoli di maggiore successo della band. Dopo il modesto 'Split Your Lip' ed il ritorno alle origini di 'C'mon Take On Me' Joke Borg e compagni si sono rivolti ad un produttore di fama internazionale come Joe Barresi – giusto per fare qualche nome Bad Religion, Kyuss, Tool e Jesus Lizard – per lanciare un altro attacco al mercato statunitense e compiere un ulteriore salto di qualità. 'Don't Mean Shit' e 'Touch The Sky' sono singoli irriverenti in grado di lasciare il segno e 'Party 'Til I'm Gone' un altro brano destinato a diventare un classico dei loro set ma la tracklist è costellata anche da episodi più vari nei quali l'esperienza maturata in tutto questo tempo dal frontman ha permesso qualche scelta coraggiosa. E' il caso di 'Growing Old', supportata da inedite tastiere, e 'Glue', che possiede uno spiccato feeling alla Jane's Addiction. L'aspetto più curioso sta nel fatto che la band ha dichiarato di avere recuperato dei vecchi demo per riscoprire il mood rock n' roll degli esordi. Di certo 'HCSS' non è un album retrogrado e l'impatto dal vivo di certi passaggi si annuncia travolgente.