Ho ancora in mente gli occhi lucidi del creatore di Vrec quando mi ha parlato per la prima volta di questi giovani veneti prossimi all'esordio. Adesso che 'Hyperspace' è nei negozi e che nella copertina di stampo architettonico spiccano solamente le iniziali della band, tutto è più chiaro e la sensazione di essere al cospetto di un grande potenziale è molto forte. In fondo nell'iperspazio niente è impossibile e il metaforico salto nel buio descritto in presentazione in realtà si poggia su solide basi e su una scelta intelligente ovvero quella di mettersi nelle mani di Pietro Foresti. Il produttore che può vantare collaborazioni con componenti di Guns n' Roses, Korn, Asian Dub Foundation e Unwritten Law ha messo a disposizione tutta la sua esperienza perché questo vivace debutto si muovesse fin da subito nella giusta direzione. Il risultato è un suono rock moderno con arrangiamenti snelli e dinamici che esaltano la strepitosa voce di Pamela Pèrez. La cantante italo/dominicana è come una mistress nel suo dungeon privato, domina la scena sia quando i ritmi si fanno più aggressivi ma anche al momento di mostrare al mondo la dimensione più melodica, i suoi occhi rapiscono e il suo talento fa il resto. Oltre al singolo di facile presa 'Love Is In The Eyes Of The Player' in scaletta spiccano 'I Know' e 'Always Somebody'. Nell’album anche la collaborazione con la band toscana dei Rhumornero che hanno partecipato al brano 'Slave Inside', rivisitazione in lingua inglese del loro singolo di successo 'Schiavi Moderni'. La cover di 'Pennyroyal Tea' dei Nirvana e 'Independent', presente sulla compilation 'Pistoia Blues Next Generation', avevano scaldato l'attesa e ora 'Hyperspace' fa centro trasmettendoci il desiderio di valutare anche dal vivo le qualità dei ragazzi.