Il primo impatto con quest'album non è stato dei migliori. Un calo della componente hardcore e la follia dei norvegesi in apparenza celata dietro ad una patina commerciale che non si addiceva certo alle release prodotte da Kurt Ballou. Non che i primi due full lenght suonassero come le opere di Jesuit, Converge o Skeletonwitch ma l'attitudine selvaggia di quel black n' roll era qualcosa che ti si piantava in testa come un chiodo. La scelta di mettersi nelle mani di Nick Terry, in passato collaboratore di Turbonegro e serena Maneesh, non sembrava centrata in pieno. Come da mia abitudine ho continuato ad ascoltare l'album e con il passare dei giorni hanno cominciato ad emergere soluzioni armoniche pregevoli a dimostrazione di una cura dei dettagli superiore al passato. A quel punto tutto è parso più chiaro. Il “viaggiatore della notte” segna un approccio più globalizzato alla musica con l'approccio sci-fi dei The Sword, i riffoni di 'Crack The Skye' dei Mastodon, retaggi NWOBHM e liriche in norreno che collimano in un disegno ambizioso. E' vero che mancano le dissonanze sguaiate di un tempo e che le chitarre suonano quasi sempre in sincrono ma trovatemi un singolo come '1985' negli ultimi dieci anni e sarò pronto a riparlarne. La partenza bruciante di 'Dendrofil For Yggdrasil' è traditrice perché poi non sempre i ritmi saranno i medesimi. La title track riflette l'epicità dell'artwork di Arik Roper, già collaboratore di Sleep e High On Fire, 'Berserkr' è un heavy metal tosto che dal vivo farà impazzire tanta gente e 'Bronsegud' il pezzo più adrenalinico del lotto. In definitiva siamo al cospetto di un terzo full lenght maturo che cresce col tempo e mostra soprattutto i progressi vocali di Erlend Hjelvik in attesa di essere destrutturato completamente in tour.